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Rendere funzionale un allenamento funzionale


Nel mondo sono milioni le persone che si allenano alla ricerca di aumenti dei propri gradienti di forza, resistenza, velocità, flessibilità o per l’incremento delle proprie abilità tecniche specifiche; ovviamente lo sportivo a differenza del sedentario è un individuo che sfrutta le potenzialità del proprio corpo oltre il normale impiego biologico ed è per questo motivo più soggetto ad incorrere in infortuni e disfunzioni del proprio movimento. Immaginate il vostro corpo come una macchina all'interno del quale vi sono decine e decine di ingranaggi che interagendo con le strutture elastiche e scheletriche generano il movimento. Cosa accade se uno di questi ingranaggi si deforma leggermente o durante un movimento assume una posizione anatomica differente da quella per la quale madre natura lo ha predisposto? Questo si tradurrà in un movimento scadente per qualità e quindi sottoporrà continuamente il corpo dell’atleta a forme di bilanciamento forzato e di compenso muscolare tali da generare posture errate e scompensi muscolari; in altri termini sta allenando le disfunzioni in movimento senza rendersene conto! Questi schemi di movimento errati, detti anche pattern motori, alterano la funzionalità dell’attività motoria che si sta mettendo in atto diminuendo notevolmente la qualità della performance stessa e aumentando i rischi di infortunio. Da questo problema sempre più diffuso e di cui si ha sempre maggiore coscienza si occupa l’attività funzionale, allo scopo di recuperare la correttezza e l’efficacia dell’attività sportiva. Gli studi fisioterapici e sulla performance condotti oltreoceano, da sempre attenti alla pratica sportiva e al wellness, entrarono in sinergia negli anni ’90 aprendo il filone oggi noto come la Functional Theory che oggi vanta diversi approcci valutativi e chiavi di lettura del problema. Ragioniamo per esempi pratici e immaginiamo di avere un cliente che carenta di mobilità o di forza nella parte centrale o inferiore del corpo tale da non poter eseguire un’accosciata a corpo libero (squat) in maniera fluida ed equilibrata; non sarà produttivo chiedergli di continuare ad eseguirlo, a maggior ragione con l’utilizzo di un sovraccarico, poiché andremmo solo ad aggiungere un peso ulteriore ad un movimento già disfunzionale! Il primo step consiste quindi nel VALUTARE avvalendosi di appositi test con i quali viene identificata la qualità del movimento e, se del caso, seguono una serie di esercizi correttivi per ripristinare la perfetta esecuzione biomeccanica del gesto. Quindi si passa ad una fase di potenziamento per OTTIMIZZARE l’efficacia del gesto stesso con l’impiego di sovraccarichi e non con il procedimento inverso a cui tutti erroneamente tendiamo a sottoporci. Non a caso la scelta degli esercizi funzionali dovrebbe ispirarsi alla sequenza dello sviluppo neurologico e delle funzioni biologiche che l'uomo acquisisce sin dalla tenera età per quel che attiene alla posizione del corpo sui piani del movimento quali: respirare (breathing), afferrare (grip), muovere le articolazioni (mobility), agire da posizione supina e prona, rotolarsi (rolling), strisciare (crawling), agire in ginocchio (quadruped), agire da seduto (sitting), agire da posizione in ginocchio (kneeling), accovacciarsi (squatting), agire da posizione su un ginocchio (half kneeling), posizione eretta(vertical stance) ed infine muoversi in andatura (gait). Mentre per quel che riguarda gli schemi motori di base e dei movimenti fondamentali si evolve in gesti quali tirare (pulling), spingere (pushing), allungarsi in affondo (lunging), piegarsi (bending), girarsi (twisting), spostarsi (walking, running) da effettuare in combinazione con tutte le posture di transizione sopra menzionate al fine di rieducare quegli schemi motori che con il tempo e con la pratica sportiva (o per assenza della stessa) hanno perso di qualità ed efficienza. Si lavora cercando di combinare tra di loro questi elementi in modo da creare un equilibrio delle diverse zone muscolari del nostro corpo e rieducare il nostro sistema neuro muscolare a lavorare in sinergia con i muscoli. Tuttavia, oggi assistiamo ad un messaggio distorto di ciò che il vero allenamento funzionale dovrebbe rappresentare; con l’impiego massivo degli strumenti telematici quali web e social spopolano esercizi e routine di allenamento che sembrano rispettare le sequenze motorie e le caratteristiche appena elencate ma che in realtà non fanno altro che esaltare ancora di più il processo di disfunzione sopra menzionato perché non rispettano quell’iter logico sopra menzionato. Il reale valore aggiunto di un approccio valutativo funzionale e del conseguente allenamento funzionale rieducativo è qualcosa di molto più complesso in quanto non si concentra solo sul concetto di forza muscolare, ma tende a organizzare in maniera corretta il movimento rieducando anche il sistema nervoso nel raggiungimento di un controllo ottimale del movimento impiegato nell’attività sportiva svolta. Questa filosofia di allenamento induce i muscoli a lavorare organizzati in catene cinetiche e non in maniera isolata poiché è il sistema nervoso stesso che, acquisendo un maggior controllo riesce ad attivare un’efficace sequenza di attivazione neurale (timing of activation) coinvolgendo nel gesto stesso la giusta quantità di distretti muscolari necessari; ciò avviene tramite un’attivazione sinergica e bilanciata tra gli stessi in modo da evitare eccessivi dispendi energetici per l’esecuzione del gesto stesso fino ad automatizzare il processo reattivo per una migliore performance fisica. Di conseguenza il nostro sistema nervoso centrale accumula informazioni, si arricchisce e diventa sempre più rapido nell’espletamento di un biofeedback correlato all’attività motoria. L’allenamento funzionale per generare il massimo risultato deve simulare quei movimenti che si verificano in gesti sportivi specifici per migliorare il rendimento globale dello sportivo e riprodurre le medesime situazioni che si trova a fronteggiare in gara tanto da un punto di vista condizionale quanto neuro-muscolare e quindi coordinativo.

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